Artista e genio indiscusso della Scuderia Ferrari, è stato Sergio Scaglietti a legare indissolubilmente il suo nome ai profili e alle forme delle più iconiche autovetture di Maranello. Scoperto all’età di diciannove anni in una officina modenese dal “Francis Drake”, Enzo Ferrari, Scaglietti, divenne ben presto l’anima delle carrozzerie della mitica casa di auto da corsa. Grazie al suo estro sono nate nel tempo, in collaborazione con Pininfarina, la leggendaria Ferrari 250, la mitica Testa Rossa e la Ferrari 250 GTO. Scultore nell’anima capace di plasmare le sagome delle sue autovetture alla pari dei grandi artisti del marmo, il celebre designer ha unito il suo nome alla “regina” di Maranello al punto che la celebre casa automobilistica nel 2004 battezzò la Ferrari disegnata Pininfarina come la “612 Scaglietti”. Dopo aver creato nel 1951 la “Carrozzeria Scaglietti” ed aver inserito nel team della “Rossa” anche i figli Oscar e Claudio, il geniale disegnatore seppe conquistare sempre più gli apprezzamenti della famosa scuderia, affascinata, così come lo fu dal primo incontro Enzo Ferrari, dalle sue creazioni e dai suoi prototipi geniali ed aerodinamici. «A 8 anni con la creta e fili di ferro – si legge nel suo racconto pubblicato sulla Repubblica.it nel 2004 – costruivo buoi e aratri a cui facevo solcare mucchi di cenere. Con lo stesso sistema facevo anche le macchinine da corsa. Poi nel ’33, a 13 anni, trovai lavoro da un carrozziere. Il primo stipendio fu di 5 lire d’argento, corsi a casa nascondendole sotto la lingua, temevo che me le rubassero per strada. Dopo sei mesi di risparmi, mi comprai con 11 lire la bicicletta: ma solo con le stanghette, i pedali li comprai dopo…Enzo Ferrari passò per caso nel cortile dell’officina e vide una Ferrari 12 cilindri a cui avevo riparato i parafanghi, modificandoli completamente, incassando anche i fanali e dando alla vettura quella linea aerodinamica futuribile, che funziona ancora oggi con la granturismo 612. Allora, Ferrari si incuriosì e finì per mandare da me tutti i corridori che avevano bisogno di riparazioni. Infine mi commissionò delle carrozzerie per auto nuove. Così nacquero i primi prototipi… le mie 33 Gto, e le mie 15 “Testa Rossa”, le più belle. Non ce n’è neanche una uguale all’ altra. Mi portavano in carrozzeria il telaio e le ruote e io gli tiravo intorno il filo di ferro e battendoci sopra le lamiere gli davo forma come ad una scultura». Gigante di ingegno e di creatività, Sergio Scaglietti nella sua lunga vita non si è mai concesso un attimo di pausa dedicando il suo infinito estro alla volontà del “Drake” fermamante intenzionato a stupire la gente con la bellezza dei suoi bolidi. Ideatore e progettatore sempre proteso verso il futuro di forme capaci di sfidare la resistenza dell’aria e di rimanere esteticamente affascinanti, Scaglietti, ha scritto il suo nome nella storia automobilistica del mondo intero. Quando nel novembre del 2011 morì all’eta di novantuno anni, privando l’industria automoblistica di una delle più ingegnose e brillanti menti, Luca di Montezemolo, per la sua scomparsa così commentò: «E’ un giorno triste oggi per tutta la Ferrari è scomparso un amico, un compagno di viaggio, un uomo che ha legato il suo nome per sempre a quello del Cavallino Rampante. Sergio Scaglietti lascia al mondo l’eredità di un artista che ha modellato con il suo talento e il suo lavoro alcuni dei più importanti modelli della nostra storia. A chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo lascia anche il ricordo di uomo schietto, onesto con una dedizione completa al suo lavoro. Ci mancherà». Dal canto suo Piero Ferrari, figlio di Enzo, definì Scaglietti come “uno dei pochi veri amici del padre”. «Era accanto a me con Marco Piccinini- raccontò in noto dirigente sportivo italiano- anche il giorno in cui mio padre morì e restò con me a vegliarlo tutta la notte fino al momento dei funerali. Gli volevo bene è stata una presenza importante nella mia vita, il mondo è più povero senza Sergio». Re indiscusso delle più belle berlinette e auto da corsa di Maranello, a Sergio Scaglietti, nel 2020, in occasione del centenario della nascita, fu anche dedicata una mostra al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. Ed è proprio utilizzando il testo che apparve su di un pannello posizionato sul percorso a lui riservato che si può ricordare e riassumere la vita di un genio italiano capace di andare al di là del tempo. “Sergio Scaglietti costruiva un’automobile come gli architetti greci costruivano un tempio”.